Virtù e credenze sulla lavanda nella storia

La lavanda, grazie alle sue molteplici proprietà benefiche e al suo magnifico profumo, sin dall’antichità ha saputo conquistare un posto speciale nel cuore delle persone, che hanno messo a punto diverse metodi per estrarne la preziosa essenza: tramite macerazione, ebollizione, spremitura, fino alla distillazione. Questa pianta è sempre stata molto sfruttata, e i suoi benefici sono stati tramandati generazione dopo generazione, fino ai giorni nostri, in diverse parti del mondo, anche sotto forma di leggende e credenze popolari

Gli antichi egizi facevano uso di lavanda nelle funzioni religiose, per le imbalsamazioni, e per la realizzazione di prodotti cosmetici; in particolare si dice che indossassero sul capo dei coni profumati, fatti di grasso aromatizzato con diverse fragranze, che si scioglievano durante la giornata sprigionando così il profumo lungo i capelli e il corpo. Ai profumi era data una tale importanza da avere anche un dio dei profumi, Nefertum, e sappiamo anche che gli oli profumati accompagnavano i faraoni nell’aldilà, infatti anche nella tomba di Tutankhamon furono trovati dei vasi contenenti oli di lavanda. Tuttavia, non è chiaro se tali oli venissero importati da altri paesi o prodotti in Egitto, dove alcune specie di lavanda nascono spontaneamente, ma non la specie Officinalis.

Similmente agli egizi, anche gli antichi greci utilizzavano oli aromatici per profumarsi ma, invece della testa, ungevano i piedi; il filosofo Diogene sosteneva che ungendo la testa si sarebbe dato il piacere del profumo agli uccelli, mentre ungendo i piedi il profumo sarebbe risalito fino al naso. Anche gli antichi romani facevano largo uso della lavanda, non solo per profumare il corpo o nelle loro famose terme, ma erano anche ben consci delle sue proprietà curative. Infatti la portavano con sé in guerra per curare le ferite e la utilizzavano come disinfettante per gli ambienti, per limitare il diffondersi di malattie. Inoltre, la utilizzavano insieme agli incensi nelle cerimonie religiose. 

Anche nella Bibbia sono presenti diversi riferimenti a questa pianta, allora denominata “Spica” o “Nardo”. Molti ricorderanno l’episodio della Bibbia in cui si racconta che Maria Maddalena ha cosparso i piedi di Gesù con il preziosissimo olio di nardo. Inoltre, secondo una leggenda, si dice che il distintivo profumo sia apparso quando una pianta di lavanda venne toccata da Maria, che vi mise ad asciugare i vestiti di Gesù bambino: da quel momento la lavanda è collegata alla figura della Madonna e viene considerata una protezione contro il diavolo. È per questo che, secondo alcune credenze popolari, appendere al portone una croce composta di rametti di lavanda può tenere lontano il male. 

Di fatto, la lavanda ha il potere di proteggere dal male sotto forma di infezione e malattia. I poteri antivirali e curativi della lavanda erano già noti in antichità; anche il famoso medico e fisico persiano Avicenna citava diversi usi curativi della lavanda. Avicenna fu inoltre il primo a scoprire come distillare i profumi, che prima venivano realizzati solo su base oleosa, attraverso lunghi processi di infusione. Con l’invenzione degli alambicchi si iniziarono a produrre le prime acque profumate e, solo più tardi, i primi oli essenziali.

Nel Medioevo, la profumazione personale cessò in quanto considerata eccessivamente sfarzosa, mentre i monaci continuarono a coltivare le erbe, come la lavanda, per la preparazione di medicinali. E’ proprio in questo periodo che si adottò il nome “lavanda”, proveniente dal latino “lavare”. Nel 1100 la monaca benedettina Hildegard von Bingen fu la prima a distillare la lavanda, ricavando l’essenza che oggi conosciamo. 

Nei secoli seguenti, anche grazie al sorgere delle prime facoltà di medicina, vennero riconosciute e diffuse le proprietà terapeutiche della lavanda, che veniva usata per curare malattie della pelle e come vermicida. Nel sedicesimo secolo in Francia fu largamente usata come mezzo contro le infezioni, in particolare durante il Colera e la Peste. Secondo una leggenda, durante la Peste in Provenza quattro ladri si sarebbero addentrati nelle città più colpite per saccheggiare le case abbandonate, e avrebbero usato semplicemente dell’aceto alle erbe, tra cui lavanda, per proteggersi dal contagio, il cosiddetto “aceto dei quattro ladroni”. Si dice inoltre che i coltivatori di lavanda non abbiano mai contratto la tubercolosi.

In Inghilterra, durante la Grande Peste del diciassettesimo secolo, si usava annodarsi dei mazzetti di lavanda ai polsi contro le infezioni. La Regina Elisabetta I non si faceva mai mancare della lavanda, e la utilizzava soprattutto per alleviare i suoi frequenti dolori alla testa. In quel periodo la lavanda conobbe una grande diffusione, le dame iniziarono a farsi cucire sacchetti riempiti di lavanda sotto le sottane. Anche la Regina Vittoria ne è stata una grande appassionata, e ne faceva un così largo uso che per soddisfare le sue richieste si iniziò a coltivare la lavanda ampiamente anche in Inghilterra. 

Dal diciassettesimo secolo iniziarono a svilupparsi le grandi colture di lavanda in Provenza. L’attività era strettamente connessa con la produzione di accessori di moda e pelletteria, infatti non è un caso se il conciatore Galimard iniziò a profumare i suoi prodotti con la lavanda per coprire il forte odore della pelle; da quando regalò un paio di guanti profumati alla regina Caterina de’ Medici, acquisì un’ottima reputazione in tutto il mondo, fino ad ottenere il brevetto ufficiale nel 1614. 

Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo il profumo era considerato un simbolo di ricchezza, per cui i nobili ne facevano un largo uso. Quando erano in viaggio, portavano con sé le fialette di profumo in cofanetti chiamati “nécessaire de voyage”. 

Verso la fine dell’Ottocento nacquero le prime piantagioni intensive di lavanda in Francia. Infatti, l’uso di questa pianta stava diventando sempre più redditizio e la domanda cresceva incessantemente; la coltivazione permetteva di risparmiare sui costi di trasporto e di aumentare la resa. Con la prima Guerra Mondiale e la scarsa disponibilità di medicinali, la lavanda ebbe un ruolo cruciale per curare le ferite di guerra grazie alle sue proprietà cicatrizzanti  e antisettiche, per cui ci fu una rapidissima crescita nella domanda di olio essenziale, i cui prezzi esplosero. Fu in questo periodo che il chimico René Maurice Gattefossé iniziò i suoi studi sull’aromaterapia.

Durante gli anni ‘20 e ‘30 la Provenza vide la sua massima espansione e i coltivatori impararono sempre di più su questa pianta e sulle sue diverse specie. Fu solo negli anni ‘80 che il settore vide una crisi, poiché i progressi nella chimica permisero di realizzare sostanze sintetiche che permisero di produrre profumi a basso costo per un mercato di massa. Inoltre, iniziavano a svilupparsi nuove coltivazioni intensive in Europa dell’Est e in Cina. 

Ad oggi la coltivazione di lavanda è ormai diffusa in tutto il mondo, anche perché è una pianta in grado di crescere e sopravvivere alle più diverse condizioni climatiche, e negli ultimi anni, grazie alla crescente popolarità dell’aromaterapia e della medicina alternativa, sta conoscendo un rinnovato interesse.

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